Ci sono sempre – nelle scelte decisive della vita – circostanze, situazioni, coincidenze che affiancano, o addirittura influenzano in modo determinante, le valutazioni logiche che sottendono alla ratio delle scelte stesse.
Così credo che accada, o forse sarebbe meglio dire accadeva, quando da ragazzino ti poni la fatale questione: “Ma io sono di Destra o di Sinistra?”….in verità ancora ai miei tempi, non lontanissimi per altro, l’alternativa si poneva sulla dicotomia se essere Fascisti o Comunisti….oggi – lo ammetto – è molto meno stimolante e, forse, soddisfacente porsi dinanzi a tale bivio!
Nei miei ricordi di ragazzino scarsamente dedito allo studio ma con una gran voglia di sapere “tante cose di tutto”, questo momento giunse precocemente….direi poco dopo i tredici anni e si risolse, in modo tanto repentino quanto deciso, per la prima opzione.
Con gli occhi di una persona più matura (se non altro dal punto di vista anagrafico) riterrei di attribuire il peso di quella decisone ad alcuni grandi temi che avevo deciso potessero identificare il mio personalissimo “Pantheon” valoriale di adolescente un pelino saccente: Patria, Nazione, Stato, Cittadino, Lavoro, Giustizia Sociale.
Naturalmente queste erano tematiche interessantissime – e probabilmente dovrebbero tornare ad essere tali anche per molti politici attuali – per la maturazione politica di un giovane, ma evidentemente avrebbero rischiato di non poter essere sufficienti a cementare e accrescere la acerba consapevolezza politica, magari affinché potesse diventare una scelta definitiva e cosciente di adesione a una Comunità…mancava quel quid in più che potesse far scoccare la scintilla della passione vera e propria.
Per chi, come me, identificò questa Comunità nel Movimento Sociale non fu impossibile trovare qualche stimolo in tal senso: la bandiera con la Fiamma che segnalava la Federazione in piazza, la sensazione di Ordine e Patriottismo che proveniva dai manifesti tricolore del Partito, quei non propriamente celati richiami al ventennio fascista che – almeno su quel ragazzino – davano corpo a un’avvolgente sensazione di orgoglio nazionale…..tuttavia – come in tutte le scelte “di pancia” – la prima vera certezza di stare dalla parte “giusta” arrivava dalla componente umana.
E allora, quando salendo i due piani della palazzina in via Carrera, incontravi quel ragazzo più grande di te che a scuola tutti rispettavano oppure quando – varcando la soglia – dietro la scrivania trovavi, magari un po’ malconcio fisicamente e con i vestititi che eufemisticamente definiremmo leggermente lisi, il Segretario della Federazione, naturalmente reduce dalla Guerra, dai Campi di Prigionia, delle epurazioni e dalla mortificante indifferenza della “società civile” ma che non aveva mai avuto dubbi che la sua scelta fosse stata quella migliore oppure alla prima riunione scorgevi tra i non numerosissimi partecipanti quel medico amico del tuo Papà oppure al primo comizio nella saletta della biblioteca scoprivi che quell’Onorevole che arrivava in treno da Padova dimostrava che quelle cose che avevi letto si potevano applicare veramente, solo allora veramente ti sentivi coinvolto anche umanamente e la Comunità Politica si trasformava in un’entità che ti avrebbe accompagnato per tutto il resto della vita…la Comunità Umana!
Ma anche questo vincolo di cameratismo e di fratellanza strettissimo non sarebbe bastato a giustificare quel senso di orgoglio esplosivo che sentivamo nel petto in ogni occasione di militanza…..noi avevamo un’arma in più…noi disponevamo di una risorsa che in politica è più preziosa dell’acqua nel deserto: noi avevamo un Leader!
Chiunque si sentisse di Destra, con varia intensità e diverse modalità, non poteva che sentirsi infinitamente orgoglioso del fatto che a suo nome parlasse Giorgio Almirante!
E la soddisfazione aumentava ogni santa volta che appariva nelle rare Tribune Politiche a cui era invitato: sarebbe stato impossibile per chiunque uscire indenne dal fuoco concentrico che avversari politici, giornalisti e opinionisti a lui riservavano con cattiveria e abnegazione degne di miglior causa, ma lui ne usciva sempre in modo elegante con la giusta dose di indisponenza, simpatia, provocazione, precisione e fascino. Il suo tono austero nei comizi, la sua risolutezza nella proposta faceva inorgoglire chi di quella Comunità aveva deciso di fare parte e instillava il dubbio a coloro che si lasciavano cullare dal conformismo antifascista.
Oggi ricorre il centenario della sua nascita e ognuno di noi avrà voluto scovare tra i suoi ricordi personali qualche momento, io preferisco pensare invece al suo insegnamento principale ovvero a pensare sempre al domani e a impegnarsi perché il prossimo domani possa essere sempre più somigliante a quello che sognavamo ieri…con i nostri errori, con le nostre piccolezze umane, talvolta con la nostra superbia, credo che tutti, pensando alle sue parole, abbiamo voluto “farci trovare in piedi” affinché quella Comunità non si esaurisca oggi nelle bassezze della scadente quotidianità. Grazie Segretario!